Fra le numerose proposte che durante i miei brevi ruoli da assistente regionale e Parlamentare feci o supportai, vi fu quella del sistema anti-truffa sulle donazioni.
Nello specifico si trattava di un portale statale in cui OBBLIGARE alla dichiarazione chiunque promuovesse una raccolta fondi, singolo o associativo che fosse.
Sostanzialmente il tizio o ente si sarebbe dovuto registrare OBBLIGATORIAMENTE con i suoi dati fiscali, dichiarare lo scopo della raccolta, il target e un tempo di scadenza.
A quel punto sarebbe stata pubblicata la strip della sua proposta in una tabella a cascata in home page, come fosse un post in un forum, visualizzabile per categoria o genere e facilmente ricercabile. Ogni proposta avrebbe ricevuto il suo codice progressivo univoco identificativo e chiunque avesse proceduto alla donazione avrebbe ricevuto a sua volta un altro numero identificativo alfanumerico univoco che sarebbe stato pubblicato nell’elenco pubblico delle donazioni insieme all’importo donato. In tal modo chiunque e in qualunque momento avrebbe potuto verificare in modo anonimo se il suo ticket fosse presente nella lista pubblica e se corrispondesse all’importo donato potendosi addirittura scaricare la lista in un foglio di calcolo per verificare autonomamente la corrispondenza del progressivo delle donazioni.
Al temine della raccolta il promotore sarebbe stato obbligato a fare il totale dell’incasso e a elencare le destinazioni in modo che, anche qui, chiunque potesse verificarle in qualunque momento. Nei casi che le destinazioni fossero state di natura coperta da privacy esse avrebbero comunque dovuto essere visibili a un apposita commissione istituzionale di controllo.
Un banalissimo portale con un minimo di gestione istituzionale, era quasi lo stesso sistema che proposi anche per le votazioni online, eppure in entrambi i casi fecero e stanno proseguendo a fare, intenzionalmente orecchie da mercanti.
Allora le truffe sulle donazioni sono volute dallo Stato?
